domenica 17 aprile 2011

30-04-2010

Relazione randagismo nel comune di Castel del Monte (AQ)

di Bernardino Cenci, Referente per il randagismo presso la asl n. 4 (AQ)

 Primo documento analitico schematico

Analisi sintetica delle origini, dell’evoluzione e dello stato attuale del randagismo canino nel comune di Castel del Monte (AQ) negli anni 2000 – 2010 e proposte d’intenti per contenere il fenomeno.

Premessa. - La seguente relazione è il resoconto generale (e quindi da approfondire) di quanto osservato nel territorio del comune di Castel del Monte (AQ) e il frutto di dieci anni di volontariato per monitorare e tenere sotto controllo la popolazione canina vagante. In questo periodo ho potuto personalmente osservare un profondo cambiamento di atteggiamento nel paese riguardo alla presenza di cani vaganti di cui nessuno prima si occupava (se non da qualcuno che eliminava in modo cruento e illegale le cucciolate che nascevano regolarmente due volte l’anno). Si aveva un (ragionevole) timore di fronte a branchi di cani affamati che si aggiravano nell’abitato e nelle immediate vicinanze. La stima (per difetto) che ho potuto fare nella primavera dell’anno 2000 era di circa 60-80 cani adulti integri senza proprietario che vagavano nel territorio del comune. Questi cani producevano due volte l’anno un numero impressionante di cuccioli che portavano il numero complessivo a circa 200-250 unità. Erano animali abbandonati a se stessi completamente che spesso morivano di stenti, investiti dalle auto, di malattia, per le ferite da lotte per le femmine in calore (quando non uccisi direttamente dall’uomo). Il numero totale però era stabile e reso costante dalle sempre nuove nascite che andavano a rimpiazzare gli esemplari morti (basti pensare che una cagna può arrivare a produrre anche una media di quindici cuccioli l’anno).

Vista la situazione di grande emergenza che ho riscontrato già nel 2000, mi sono mosso personalmente prendendo contatti con la asl veterinaria di L’Aquila e con le associazioni animaliste che vi operano. Ho iniziato quindi a catturare e portare a sterilizzare tutte le cagne che era possibile avvicinare e prendere quasi facilmente. Per una decina di più diffidenti (leggi imprendibili) non è stato immediatamente possibile ma, grazie anche a una collaborazione straordinaria del Corpo Forestale dello Stato che ha concesso al dott. Brugnola (veterinario espertissimo nelle catture tramite tele narcosi), si è riusciti, nel maggio 2004, a catturare l’ultimo gruppo di cagne ancora integre e a portare a compimento l’opera di sterilizzazione di massa dei randagi; quindi nascite pari a zero; quindi popolazione canina stabile e in calo progressivo.
Nella foto un volontario (a sinistra) distrae con del cibo due cani da catturare mentre il dottor Brugnola (a destra) prende la mira per sparare con la carabina di precisione il dardo contenente in narcotico che dovrà addormentare quegli animali che altrimenti sarebbe impossibile catturare normalmente per poterli sterilizzare. La popolazione era molto incuriosita da tali operazioni che per motivi contingenti sono state svolte in pieno giorno tra le case e nelle zone frequentate abitualmente dai cani.
Situazione stabile (mantenuta tale con grande fatica e impegno controllando ogni nuovo cane abbandonato che era immediatamente identificato tramite fotografia e sterilizzato se femmina) fino al 10 luglio 2005, data in cui sono stati rilevati da me una coppia di cani, maschio e femmina, non riconducibili a nessun proprietario: due animali spaventati e diffidenti e molto aggressivi (all’epoca), presumibilmente giovani sotto l’anno di età. Il maschio aveva un collare di catena stretto al collo.
Nella foto a sinistra un giovane maschio di pastore abruzzese si nasconde spaventato dietro una ringhiera e un cespuglio (più in là sarà nominato “Pisellone”). A destra una cucciolona, sempre di pastore abruzzese, cerca di allontanarsi per evitare ogni possibile contatto umano. Si aggirano spesso nella zona della chiesa Madonna delle Grazie, dove evidentemente riescono a trovare cibo acqua (rubando qualche avanzo ai gatti) e riparo (presso il cantiere di una casa in costruzione).

A dicembre dello stesso anno nasce la loro prima cucciolata, rinvenuta, su segnalazione di persone del posto, da me il 6 febbraio del 2006: tre cuccioli, tra cui una femmina. E’ noto che da una cagna socializzata in modo negativo (diffidenza e paura) verso l’uomo si sviluppi una prole con caratteriste comportamentali analoghe, se non viene imprintata (da imprinting, ndr) diversamente già nei primi giorni di vita (comunque non oltre le otto settimane). In questo caso, nonostante il mio impegno giornaliero a dargli cibo e attenzioni nei limiti delle mie possibilità, i tre cuccioli erano molto diffidenti e sono riuscito a toccare solo uno dei maschi (quello bianco che si vede nella foto al centro di seguito).
 
La mamma che allatta il cucciolo bianco (Blanco) mentre mi abbaia e ringhia contro per intimarmi di non avvicinarmi oltre. Il contatto fisico con gli umani era qualcosa di veramente difficoltoso per questi cuccioli (data la non abitudine anche dei genitori) e la mancanza di una struttura idonea ad accoglierli hanno limitato al minimo le possibilità di recupero e di adozione.
Nel frattempo il maschio adulto era cresciuto e il collare, già stretto a luglio, quando era poco più che un cucciolone, gli è penetrato nella carne del collo che nel frattempo era cresciuto. Questo animale, nonostante l’avanzata setticemia della ferita, si faceva vedere quando portavo il cibo alla cagna con i cuccioli e ha iniziato lentamente a socializzare con me: da pochi scodinzolii di saluto per poi andarsene subito, agli inviti al gioco e a restare con me (e i cani che mi seguivano) sempre di più. Ho potuto quindi costatare la guarigione spontanea (avrei voluto curarlo ma non ne avevo i mezzi) della ferita. La catena però era nella carne del collo: diverse maglie erano state inglobate con anelli di carne cresciutivi dentro. Grazie alla frequentazione assidua sono riuscito a guadagnarmi la fiducia totale del cane che mi ha permesso di potergli troncare in tutta sicurezza le maglie della catena con delle tenaglie, senza minimamente ferire l’animale, liberandolo così da un fastidioso (e pericoloso) vincolo. Questa operazione ha avuto degli effetti collaterali molto positivi: non solo il maschio, ma anche la femmina (che nel frattempo (fine aprile 2006) era di nuovo andata in calore e si era accoppiata), e i cuccioli si avvicinavano molto di più. La mattina del 24/06/2006 sono riuscito con uno stratagemma a catturare questa cagna e portarla a sterilizzare. 
I suoi cuccioli però, specialmente la femmina, non si sono mai lasciati toccare più di tanto (al massimo una carezza) e avendomi visto prendere la madre e portarla via (anche se dopo una settimana era di nuovo con loro) non si sono più fidati a farsi avvicinare troppo.
Ecco perché, nonostante il mio grande impegno, non mi è stato immediatamente possibile riportare a zero le nascite di cani randagi vaganti nel comune. 

 
La cucciola in questione (Lupotta, nelle foto da sinistra a destra da cucciola, adulta gravida e con i suoi cuccioli già grandi), infatti, ha partorito diverse volte prima che potessi prenderla. Sono sopravvissuti a oggi solo 8 cuccioli (mediamente ne faceva 7 a parto). Due sue figlie hanno già partorito due volte a testa prima che potessi prendere e far sterilizzare anche loro (per i motivi elencati prima circa la mancata socializzazione: la cagna partorisce in luoghi inaccessibili e i cuccioli diventano visibili quando sono già abituati alla diffidenza come la madre).
La situazione attuale, vede la popolazione canina adulta vagante nel comune di Castel del Monte come completamente sterilizzata (fatta eccezione per una cagna imprendibile che frequenta periodicamente l’abitato e che si aggira spesso anche in montagna, ma che non si lascia minimamente avvicinare e per la cui cattura sarà necessario predisporre un opportuno recinto mobile in accordo con la asl veterinaria).
I cani randagi vaganti presenti nell’abitato sono così suddivisi (*gli asterischi indicano gli esemplari microchippati e intestati al comune):

Gruppo nord (4):
Mosè (maschio anziano bianco, tipo pastore abruzzese, taglia grande),
Zorro (maschio anziano nero, tipo meticcio, taglia grande)
Lassie * (femmina anziana marrone, tipo lupoide, taglia grande)
Sbirulina * (femmina anziana, tipo meticcio border collie, taglia grande)
(Questo gruppo è stanziale nella zona tra Viale dei Pini e Viale della Vittoria e perfettamente integrato.)

Gruppo sud (2):
Chicca * (femmina anziana, tipo meticcio pastore abruzzese, taglia grande)
Skippy * (femmina adulta, tipo meticcio, taglia grande)
(Questo gruppo è stanziale nella zona tra Rione Campo della Fiera e Via Sotto le Mura)

Gruppo esterno est-ovest (3):
Lupetto (maschio adulto, tipo lupoide, taglia medio - grande)
Baffetto (maschio adulto, tipo lupoide, taglia medio - grande)
Dolly (femmina biancastra, tipo meticcio pastore abruzzese - spinone)
(questo gruppo è parzialmente stanziale: si aggira tra la zona artigianale e Via campo Imperatore e spesso si possono osservare in montagna presso le macellerie, si spostano di continuo ma sono comunque una presenza stabile da anni)

Gruppo esterno Valle di Gemmano (30):
Pisellone * (maschio adulto bianco, tipo pastore abruzzese, taglia grande)
Spartaco (maschio adulto bianco e nero, tipo meticcio pastore abruzzese, taglia grande)
Blanco (maschio adulto bianco, tipo pastore abruzzese, taglia grande)
Apollo (maschio adulto nero e grigio, tipo meticcio pastore abruzzese, taglia grande)
Peperina * (femmina adulta bianca, tipo pastore abruzzese, taglia grande)
Girella * (femmina adulta grigia, tipo meticcio pastore abruzzese, taglia grande)
Gnoma * (femmina adulta bianca, tipo pastore abruzzese, taglia grande)
Elisabetta * (femmina adulta bianca e nera, tipo meticcio, taglia grande)
Zampetta * (femmina adulta bianca e nera, tipo meticcio, taglia grande)
Pagnotta * (3) (maschio adulto bianco, tipo pastore abruzzese, taglia grande)
Lello (maschio adulto bianco, tipo pastore abruzzese, taglia grande)
Pina * (femmina adulta marrone, tipo meticcio, taglia grande)
Nina * (femmina adulta bianca, tipo pastore abruzzese, taglia grande)
Filippa *(femmina adulta bianca e nera, tipo pastore abruzzese, taglia grande)
Kevin (maschio adulto nero e grigio, tipo meticcio, taglia grande)
Moira * (femmina adulta nera e grigia, tipo meticcio, taglia grande)
Ginevra * (femmina adulta grigia e nera, tipo meticcio, taglia grande)
Bella * (femmina adulta nera, tipo meticcio, taglia media)
Polly (femmina cucciola nera – di 4mesi -, tipo meticcio, futura taglia media)
Pimpi (femmina cucciola nera e bianca – di 4mesi -, tipo meticcio, futura taglia media)
Gloria (femmina cucciola nera e bianca – di 4mesi -, tipo meticcio, futura taglia media)
Cuccioli (n.9) senza nome (maschi e femmine di colori vari tra il bianco e il bianco e marrone e nero – di 2mesi -, tipo meticcio pastore abruzzese, future taglie grandi)

(Questo gruppo gravita intorno alla mia roulotte nella Valle di Gemmano e provvedo personalmente al loro sostentamento alimentandoli con cibo per cani secco di buona qualità, anche due e più volte il giorno, che acquisto io e che a volte mi è donato, fornisco acqua fresca portata con taniche. Medicine e cure mediche, quando possibile, in collaborazione con la asl dell’Aquila, altrimenti pagate da me o frutto di donazioni).

Il totale, quindi, dei cani vaganti liberi ora è di circa 9 cani nell’abitato e 19 a valle del paese. Di questi, 8 sono microchippati e tatuati dalla asl e intestati ufficialmente al Comune di Castel del Monte.

C’è poi un altro gruppo di cani che sono custoditi in tre recinti in un terreno privato di proprietà della mia famiglia, 17 cani in totale:

Primo recinto (7):
Bull (1) (maschio anziano bianco, tipo pastore abruzzese, taglia grande)
Selvaggia * (1) (femmina bianca-avana, tipo meticcio pastore abruzzese, taglia media-grande)
Chicchetta * (1) (femmina avana, tipo meticcio pastore abruzzese, taglia grande)
Wendy * (1) (femmina avana, tipo meticcio pastore abruzzese, taglia grande)
Occhiopesto * (3) (maschio anziano bianco, tipo pastore abruzzese, taglia grande)
Lupotta * (femmina adulta marrone chiaro, tipo lupoide, taglia grande)
Dixie * (2) (femmina adulta bianca, tipo pastore abruzzese, taglia grande)

(1) Cani randagi prelevati, dalla Forestale e dalla asl, il 21 marzo 2005 dal paese e detenuti presso l’azienda pilota nella Piana di San Marco fino al 5 maggio 2006, giorno in cui li ho portati nel recinto in cui sono ora, e che ho accudito personalmente e a mie spese dal giorno della loro cattura a oggi.
(2) Cagna ancora da sterilizzare, ultima della cucciolata nata libera il 28/12/2008 da Lupotta (i suoi fratelli e sorelle – 4 - sono stati tutti adottati).
* cani microchippati e intestati al comune
(3) Maschio sterilizzato

Secondo recinto (9):
Pippo ** (maschio adulto bianco, tipo meticcio a pelo raso, taglia grande)
Orsetta ** (femmina adulta bianca, tipo pastore abruzzese, taglia grande)
Gegia * (femmina adulta bianca, tipo meticcio pastore abruzzese, taglia grande)
Bimbo * (3) (maschio anziano avana, tipo meticcio pastore abruzzese, taglia grande)
Camilla * (femmina adulta avana, tipo meticcio a pelo raso, taglia grande)
Candy * (femmina adulta bianca, tipo meticcio a pelo raso, taglia grande)
Nerina * (femmina adulta nero, tipo meticcio a pelo lungo, taglia media)
Nerone (maschio adulto nero, tipo lupoide a pelo lungo, taglia grande)
Buddy (maschio adulto bianco, tipo setter inglese, taglia grande)

* cani microchippati e intestati al comune
** cani (ex randagi del paese) microchippati e intestati a Bernardino Cenci
(3) Maschio sterilizzato

Terzo recinto (1):
Riky *** (maschio adulto bianco, tipo meticcio a pelo lungo, taglia grande)
*** cane nato da (ex) randagia adottata da me e fatto adottare da cucciolo, poi ripreso dall’adottante perché rivelatosi caratteriale e con difficoltà relazionali una volta divenuto adulto. Si sperava in un’altra adozione ma, di fatto, ormai è legato a me e si comporta bene solo con me.

I cani del secondo e terzo recinto erano con me in paese (fino al terremoto del 6 aprile 2009), in casa mia, tolti dalla strada in quanto, singolarmente o in gruppo, costituivano situazioni di allarme nella popolazione umana. La mia intenzione era di socializzarli positivamente con l’uomo nella speranza di farli adottare. Sono riuscito in questo intento solo parzialmente abituandoli ad andare al guinzaglio in passeggiata e a non temere (troppo) l’uomo. Sono quasi tutti cani sopra i dieci anni di età, piuttosto tranquilli ma anche molto diffidenti verso gli estranei. In mia presenza non è difficile avvicinarli e appena fatta conoscenza molti di loro gareggiano per farsi carezzare dall’ospite in visita. Sono un branco che convive insieme ormai da molti anni e sono in simbiosi tra loro. Solo per alcuni di loro è ipotizzabile un’adozione e solo dopo aver verificato una buona compatibilità con l’adottante.

Oltre a questi vi è un altro cane che vive con me in roulotte e che era un randagio del paese (ora adottato da me): Braccobaldo ** (maschio adulto marrone e bianco, tipo meticcio, taglia grande). Era nel secondo recinto fino alla fine di ottobre, quando è rimasto ferito in una disputa con gli altri maschi. Da allora, essendo anziano e non troppo capace di difendersi, l’ho sempre tenuto con me e ha fatto spesso da balia e compagnia ai cuccioli che ho ospitato in roulotte quando malati o per il forte freddo.



Conclusione, prospettive e intenti. Nel territorio del comune la situazione randagi è in via di stabilizzazione (non sarà completa finché non saranno sterilizzati anche tutti i cuccioli, se prima non sono adottati) e il numero totale di cani è di circa cinquanta unità:

- 9 cani (adulti) vaganti in paese (4 con microchip comunale)
- 30 cani (18 adulti + 12 cuccioli) vaganti nella Valle di Gemmano (13 adulti con microchip comunale)

- 17 cani (adulti) custoditi in recinti (11 con microchip comunale + 3 ex randagi con microchip ora assegnato a privato)

- 1 cane (adulto) custodito in roulotte (ex randagio ora con microchip intestato a privato)

La prospettiva auspicabile è che non ci siano più cani abbandonati a se stessi in giro per il territorio, come avveniva nel passato, e che quelli oggi presenti siano nell’immediato accuditi dal comune con l’ausilio di alcuni cittadini volontari (che già spontaneamente li sfamano e accudiscono), coinvolgendo in questo anche i bambini dal punto di vista di un’educazione ecologica ed etologica che potrebbe divenire il vanto della comunità stessa.
Per giungere a questo non bisogna sottovalutare l’importanza fondamentale che riveste il costante controllo del territorio: una mappa fotografica di tutti i cani transitati e stabili in paese è in corso d’opera e potrà essere d’ausilio per l’identificazione di ogni nuovo cane.
Già con quest’attenzione costante e la dotazione di un lettore di microchip sono riuscito a identificare ben 4 cani padronali smarriti e riconsegnarli ai loro compagni umani. E sono cani in meno in giro per il paese.
Dobbiamo ricordarci che il randagismo, soprattutto da abbandono, non è un fenomeno isolato e bisogna farsi trovare preparati a ogni evenienza: non sempre basta una macchina fotografica e un lettore di microchip per identificare ogni nuovo cane, a volte è difficile persino fotografare quelli più diffidenti. 
La cagna chiara al centro della foto è Dolly, la randagia più inavvicinabile del paese. Si accompagna sempre con i due lupetti e si è accoppiata con loro generando, sembra, due cuccioli che sposta continuamente e che andrebbero trovati prima che diventino troppo grandi e diffidenti come la madre. Se si potesse mettere in funzione subito un recinto per catturarla sarebbe relativamente semplice attirarvi i cuccioli, ormai svezzati, con del cibo molto appetibile e indurli a restare al riparo dentro. In questo modo potrebbe esservi spinta a entrare anche la madre e si potrebbe catturarla per la sterilizzazione. Altrimenti basta questa cagna per vanificare tutto il lavoro di questi anni.
Per questo occorre un dispositivo di cattura che divenga una delle dotazioni del comune, al pari di una carriola o di un altro attrezzo da lavoro: un recinto mobile costituito da reti elettrosaldate incernierate tra loro, con all’interno un riparo tipo cuccia con cibo e acqua, non è di difficile realizzazione e consente (in economia) di poter catturare tutti quegli eventuali nuovi cani che potranno giungere in paese. Il principio di funzionamento è molto semplice: si sceglie una zona idonea tra quelle frequentate dal cane, vi s’iniziano a montare i pannelli lasciando un lato aperto e si dispongono regolarmente cibo e acqua e riparo all’interno. Il cane inizia a frequentare il posto e ne prende possesso. Da quel momento s’inizia a montare l’ultimo lato e, in seguito, la porta comandabile a distanza. Così sarà possibile catturare senza pericolo anche i cani più diffidenti e chiedere assistenza alla asl per la cattura con tele narcosi quando necessario (per gli esemplari più aggressivi o agitati): se il cane fosse riconducibile a proprietario, sarebbe un animale in meno in giro per il paese e una spesa in meno e se fosse anche una femmina integra sarebbero anche zero le possibilità che avrebbe di aumentare il numero dei randagi con altri cuccioli. Un piccolissimo investimento (pochissimi euro di materiale) basterebbe quindi a mantenere un grande risultato che da altre parti è ben lontano dall’essere conseguito.
Altro aspetto fondamentale, per la riduzione del numero dei randagi vaganti, sono le adozioni consapevoli, quelle fatte cioè affidando cani di cui si conosca bene la storia e la personalità a persone capaci e adatte a loro, che saranno controllate nel tempo secondo precisi criteri (indicati tra l’altro anche nell’ordinanza Martini del 16 luglio 2009). Per arrivare anche a questo è necessario che tutta la popolazione umana sia informata che i cani sono esseri senzienti aventi diritti come tali e che quelli vaganti come randagi nel territorio non sono cani di nessuno: ognuno di noi ne è responsabile e come tale, secondo le competenze in materia, fare in modo che non siano scacciati né maltrattati. Vanno semmai aiutati a non essere né un fastidio né un danno e a vivere una vita dignitosa, magari in compagnia di altri loro simili e di umani che si prendano cura di loro. A tale scopo mi sto adoperando personalmente da qualche tempo per realizzare il mio progetto di Oasi all’interno della quale potranno trovare asilo e rifugio sia cani sia gatti randagi (sia padronali a pensione) e in cui si troverà un centro polifunzionale in cui svolgere attività di educazione ambientale ed etologica. In attesa che si possa realizzare tale struttura, in cui soprattutto i bambini con i loro genitori potranno incontrare in sicurezza e armonia gli animali, continuo la mia opera di volontariato sfamando e accudendo come posso tutti i cani che sono con me nella Valle di Gemmano. Cerco di migliorare ogni giorno le loro condizioni di vita, di sistemare i recinti temporanei (nati per affrontare una situazione di emergenza durante il terremoto di aprile 2009 e una precedente del 2005) e di allestirne di nuovi per accogliere una parte dei cani che sono liberi nella valle (soprattutto i cuccioli). Questo è un impegno gravoso (soprattutto economicamente) che finora ho affrontato materialmente sempre da solo (fatta salva qualche rara eccezione di collaborazione esterna). Voglio augurarmi che il Comune prenda atto della situazione generale e che si giunga a un’intesa per svolgere al meglio l’opera di prevenzione e contenimento del randagismo nel nostro territorio.
Il materiale completo (fotografie, grafici e descrizioni) riguardante i cani (e gatti) randagi del paese sarà da me allegato in un approfondimento successivo. Molto materiale è già visionabile sul web da tempo e a tutti i cani è stata data visibilità al fine di favorirne le adozioni.
 
Distinti saluti    Bernardino Cenci
Castel del Monte, 30 aprile 2010






 

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